La grotta che non vedo

Introduzione – Dall’idea al progetto

Presentato a inizio 2015 alla Commissione Speleologica della Sat, questo progetto si è prefissato l’obbiettivo di far conoscere la speleologia alla comunità ipovedente e non vedente del Trentino. Questa categoria particolare di persone non è stata scelta a caso, ma inizialmente l’idea è nata da una singola richiesta di accompagnamento, fatta nel 2014, ad un membro del nostro gruppo. Questo così particolare accompagnamento non è stato effettuato, per vari motivi, ma si è cominciato a pensare seriamente a sviluppare un progetto il più possibile completo, per spiegare questo “mondo buio” a persone che, per via di disabilità visive, non avrebbero mai potuto vederlo. Non è certo stata una “ricerca dell’assurdo”: l’oscurità e il completo buio è una peculiarità che ci accomuna. Quante volte, in attesa di un “libera”, o della fine della preparazione di una calata, ci sediamo sulla roccia, spegniamo la nostra luce e lasciamo spazio all’immaginazione su quello che potremmo trovare più avanti?

Il progetto, per poter creare un percorso completo, è stato suddiviso in 3 fase principali:

  • Una serata introduttiva
  • Un accompagnamento in grotta
  • Una serata in cui condividere le esperienze tra accompagnati, accompagnatori e comunità

Ognuna di queste fasi presenta però dei problemi impegnativi da risolvere.

Serata introduttiva

Il primo problema che ci si è presentato davanti è stato sulla serata di presentazione del progetto (e della speleologia più in generale) alla comunità dei non vedenti. Diversamente dalle “classiche” serate a tema speleologico non avremmo potuto limitarci alla presentazione di filmati o diapositive. Abbiamo quindi realizzato una mostra “tattile” a carattere speleologico, quindi completa di manichino in perfetta “uniforme”, con attrezzatura completa, alcuni tipo di concrezioni, rocce e fossili, corda e vecchie scalette per tentare di spiegare l’evoluzione della progressione in una grotta verticale. Inoltre con l’aiuto della cooperativa sociale Irifor del Trentino Onlus abbiamo realizzato 3 dei nostri cartelloni divulgativi con i testi in rilievo nel formato Braille. Non poteva mancare una spiegazione della speleologia da parte di un Istruttore Nazionale del Cai. A fine serata sono state date tutte le informazioni utili per prepararsi all’uscita in grotta. Dato che erano presenti anche persone normovedenti sono state comunque proiettate delle immagini e slide sulla speleologia.

Preparazione per l’accompagnamento

Per un accompagnamento così particolare niente si può lasciare al caso. Per questo motivo abbiamo cercato di realizzare un preaccompagnamento con un solo ipovedente. Questo ci avrebbe permesso di valutare vari tipi di progressione, eventuali criticità o punti problematici che avremmo potuto trovare nel percorso all’interno della grotta, nell’ottica di ridurre al minimo i rischi e di procedere in massima sicurezza, per noi e per i non vedenti. Purtroppo questo non è stato possibile per “conflitti di agenda”, per cui abbiamo ripiegato su 2 amici (non speleologi) del nostro gruppo che sono stati accompagnati all’interno rigorosamente bendati, avvicinamento incluso. La componente non-speleo è stata scelta appositamente per aumentare la loro e la nostra difficoltà nell’accompagnamento all’interno di una grotta.

Divisi in 2 gruppi da 2 persone abbiamo potuto provare vari tipi di progressione, rapporto di accompagnamento, eventuali interferenze e molto altro.

Grazie a questo test abbiamo potuto trovare risposta a numerosi quesiti:

  • Rapporto di progressione 1 a 1 + 1. Quindi uno speleologo davanti che guida, il non vedente dietro con le mani sulle spalle o sul sacco. Questo aiuta molto la fase di progressione perché in base ai movimenti dello speleologo il non vedente capisce se la grotta sale, scende, se c’è un gradino ecc… A questa accoppiata abbiamo deciso di aggiungere un accompagnatore fidato (familiare, genitore o amico) del non vedente, poiché avere vicino una persona fidata alleggerisce di molto lo stress. Ovviamente la responsabilità del non vedente è a carico dello speleologo che lo sta accompagnando.
  • In un accompagnamento come questo sicuramente ci sono altre persone che vogliono aggregarsi. Amici, parenti, fratelli ... Tutti sono i benvenuti, ma dato che più persone equivale a più confusione loro entreranno come gruppo di testa, accompagnati, mantenendosi però a distanza dai vari gruppetti .
  • La fase di test è andata molto meglio del previsto e i punti più difficoltosi si sono rivelati, con alcuni accorgimenti, di facile superamento.

L’accompagnamento – Grotta della Bionda

Per l’accompagnamento del gruppo di non vedenti è stata scelta la grotta della Bigonda, a Selva di Grigno, per diversi motivi:

  • Comodità di avvicinamento, dato che abbiamo una strada montana a traffico limitato ma asfaltata, di gran lunga preferibile rispetto ad un sentiero di montagna.
  • Una facile progressione ipogea, almeno nelle zone aperte agli accompagnamenti. Nello stesso tempo comunque non banale e non “addomesticata”, come sarebbe una grotta turistica con numerose passerelle.
  • Un ambiente di grotta con diversi tipi di concrezioni facilmente raggiungibili per essere esaminate da non vedenti.

Veniamo ai numeri di questo accompagnamento:

35 persone, tra cui 13 speleologi e 5 persone con varie disabilità visive.

Durante l’accompagnamento ai non vedenti sono state fatti sentire vari tipi di rocce. Hanno potuto ascoltare il rumore dell’acqua. Una delle cose più interessanti per loro sono state le stalattiti, stalagmiti e colate varie. Non sono mancati momenti divertenti, grazie ai 2 bambini presenti nel gruppo dei non vedenti, che con la loro contagiosa allegria hanno contribuito a mantenere alto il morale del gruppo. Dopo aver passato il laghetto chiamato “lago della madonnina” il gruppo con i non vedenti si è fermato, mentre il gruppo di testa era arrivato fino a “Piazza Selva”, una sala poco più avanti. Una volta ricompattati i gruppi si è potuto mangiare tutti insieme e scambiarsi le varie impressioni della grotta, tutte comunque positive riguardo all’esperienza. Una volta ripartito nuovamente il gruppo di testa verso l’uscita ci siamo divisi di nuovo in gruppetti e incamminati, con i nostri tempi, verso l’uscita. Dal mio punto di vista questo accompagnamento è andato molto bene, ma non bisogna sottovalutare l’impatto psicologico e un minimo di preparazione che va fatta in questi casi particolari. Diversamente dai normali accompagnamenti, una persona con disabilità visive si deve affidare completamente al proprio accompagnatore, e quest’ultimo deve stare molto attento a riferire precisamente i movimenti che devono essere fatti anche solo per superare una piccola pozza d’acqua. Alla fine di questa relazione troverete alcune relazioni scritte dalle persone che abbiamo accompagnato.

Contributi da parte dei partecipanti al progetto

Da Eleonora

“Anche i nostri accompagnatori sono pronti per l’occasione e sono davvero accompagnatori speciali! Sono i componenti del Gruppo Speleologico Trentino SAT Bindesi Villazzano, ricchi di conoscenza, capacità, esperienza e per l’occasione carichi di un bagaglio di pazienza utile per accompagnare il gruppo di ciechi e ipovedenti trentini”

“ecco accanto a me il braccio disponibile di una giovane speleologa. È lei che si offre di accompagnarmi, la sua voce dolce e sicura mi incoraggia”

“sento rumori, ticchettii e fruscii che cerco di decifrare e una strana brezza umida mi avvolge il viso”

“Suoni nuovi aumentano. Superato il primo impatto, vengo catturata da una sensazione strana, piacevole e, sempre per merito del mio angelo custode, invece della paura trovo la serenità, invece del vuoto la ricerca”

“Un grazie di cuore a tutti coloro che hanno collaborato regalandoci quest’affascinante esperienza”


Da Giorgia

“Prima di quest’esperienza non ero mai entrata in una vera grotta, solamente qualche volta in alcune più piccole."

"Entrare nella grotta mi ha fatto sentire come in un museo, pieno zeppo di sculture di varie dimensioni, forme, spessore; alcune ruvide, altre scanalate, altre ancora levigate."

"Alcune potevano sembrare uguali alle altre, ma ognuna nascondeva una sua piccola peculiarità che poteva essere individuata esplorando con maggiore attenzione”

“Nella grotta ho inoltre potuto sperimentare una situazione di quiete totale, che dava come un senso di mistero: di tanto in tanto si sentivano delle gocce di acqua che cadevano sulla roccia, poi più nulla, se non una sensazione di pace, di calma e di tranquillità.”


Da Michele:

“toccare il più possibile per capire la conformazione della grotta, ascoltare il silenzio della grotta, toccare le stalagtiti e le stalagmiti, fare domande per capire l’origine di tutto”

“Fra un panino e l’altro ci siamo scambiati impressioni, abbiamo fatto conoscenza e siamo divenuti consapevoli e desiderosi che questa esperienza, molto suggestiva e che ha appassionato tutti i presenti in modo spensierato e propositivo, si potrebbe ripetere in un’altra occasione e con un’altra grotta”


Rossi Manuel, estratto della presentazione al XVI Convegno Regionale di Speleologia del Trentino Alto Adige

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