Val D'Algone – Vallon Alto

Erano le 8 di mattina quando siamo partiti dall’albergo Brenta, in Val D’Algone, carichi non solo di buoni propositi ma anche di corde, attrezzatura speleo, tende, fornelli, vestiti e cibarie necessarie per un’escursione di 2 giorni in alta montagna. Destinazione: grotta del Vallon Alto, che si apre a 2435 m di quota (noi partiamo da circa 1.170 m) per dare supporto a Daniele, che voleva fare un po’ di foto alle concrezioni di ghiaccio che si trovano in questa grotta prima del disgelo estivo. Il gruppo del weekend comprende me (Manuel), Daniele, Sebastiano, Lorenza e Federico, il suo ragazzo. Subito pronti partono in testa Daniele e Sebastiano, lasciando noi 3 ancora nel tentativo di assestare gli zaini sulle spalle.

Tempo di regolare qualche cinghia e partiamo anche noi. In pochi minuti e raggiungiamo un bivio, ovviamente senza indicazioni. Scegliamo il sentiero più comodo, ma i miei ricordi di gioventù mi lasciano perplesso, così dopo aver fatto un po’ di salita ed essermi ricordato di avere una cartina verifichiamo. Ovviamente siamo sulla strada sbagliata, quindi torniamo indietro a prendere il sentiero corretto. Iniziamo così ad arrampicarci sulla busta del Vallon, con il sole che fa capolino e inizia a farci sudare tra mughi e ghiaioni. Il sentiero inizia a inerpicarsi sempre più in alto e gli zaini iniziano a farsi sentire sulle spalle. Più in alto rispetto a noi vediamo Daniele e Sebastiano che ci aspettano, ma per raggiungerli abbiamo bisogno di una piccola pausa. Male appoggiare gli zaini, le comiche dopo a rimetterli! Finalmente li raggiungiamo e proseguiamo la salita, con il miraggio di una pausa un po' più lunga a breve. Dopo un po' di cammino arriviamo ad uno spiazzo dove poterci fermare a bere un po' di tè caldo preparato da Daniele.

Davanti a noi una bellissima formazione rocciosa a placche verticali lavorate dall’acqua. Sulla sinistra ancora salita. Zaini in spalla e barcollando ci rimettiamo in cammino, tra mughi che invadono il sentiero e scivoli di neve da oltrepassare. È il primo pomeriggio quando arriviamo nelle ultime zone dei prati. Lo zaino sempre più pesante e le gambe stanche, davanti a noi ancora 200 metri di dislivello su ghiaioni per arrivare alla zona in cui piantare il campo, quando arriva una nota di speranza: il campo si monterà qui, così da avere un posto comodo per accamparsi e scaricare un po’ di peso. Detto fatto, lo zaino è a terra!

Una volta riposati un po’ e montato il campo per la sera ripartiamo, ormai si sono fatte le 17 e vogliamo raggiungere la grotta con la luce del giorno. Gli zaini si sono un po’ alleggeriti (grazie anche ad un po’ di riposo) così ci inerpichiamo verso l’ultima impegnativa salita, fino alla busa del Vallon Superiore, che troviamo purtroppo ancora piena di neve.

Affrontiamo così la lunga traversata nella neve, fino ad arrivare , intorno alle 19.30, sotto il punto dove dovrebbe esserci l’accesso alla grotta, per cui con una deviazione e ancora un po’ di salita arriviamo alla stessa quota. Purtroppo però l’ultima salita ha tolto a tutti le ultime energie tanto che cominciamo a dubitare seriamente di riuscire ad affrontare una piccola e facile grotta come quella che dovremmo fare. Ci viene in soccorso il buon Daniele che, armando un piccolo traversino, va a controllare l’accesso alla grotta che trova però tappato dalla neve. Il sollievo è tanto, sappiamo tutti che con la stanchezza aumentano di molto i rischi di incidenti, quindi dopo qualche foto e un po’ di riposo riprendiamo la lunga marcia che ci riporterà al campo. Daniele e Sebastiano ci distanziano in fretta, ma con calma anche noi raggiungiamo il campo e la meritata cena!

La giornata successiva inizia molto lentamente, il programma prevede di farsi un giretto in zona ma ognuno valuta i propri acciacchi in rapporto al percorso di rientro e quindi non si muove nessuno. Con calma si fa colazione, si smontano le tende e si riparte verso la valle. Lo zaino pesa, le cinghie tagliano le spalle, i supporti premono sulle schiene ma stoicamente riprendiamo la strada del ritorno con le sue pietraie, i mughi, i canarini di neve e tanti, tanti metri in discesa da ripercorrere. La tarda mattinata passa in fretta e verso le 16 arriviamo, stanchi ma soddisfatti, alle macchine. Bibita di rito al rifugio Ghedina e via a casa, dove poter finalmente riposare.

Manuel

    Presenti:
  • Daniele S.
  • Sebastiano M.
  • Manuel R.
  • Lorenza T.
  • Federico B.

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