Traversata Pisatela – Rana

Era parecchio tempo che volevo organizzare questa uscita e grazie agli amici di Schio il momento fatidico è arrivato: il programma è semplice, ritrovo al parcheggio dell'Incantamonte, ingresso dal Paternoster e uscita dalla Rana con relativa pizzata in compagnia. Le cose però non vanno mai così lisce, purtroppo. Un gruppo sfaldato (il nostro) che procede di corsa verso una sempre più lontana uscita, vari intoppi e incomprensioni, anche tra noi, che lasciano alla fine della gita, invece della soddisfazione e del cameratismo, un po’ di amaro in bocca, almeno personalmente. Ma andiamo con ordine.

Alzataccia delle 4 di mattina per ritrovarsi, tutti più o meno puntuali, alle 5.30 a Trento. Siamo io, Lorenza, Alessio, Marco e Viviana, del Gruppo Grotte Catania. Partenza verso Monte di Malo e il parcheggio della pizzeria Incantamonte. Arrivati lì troviamo già una decina di macchine con parecchi speleo in varie fasi di vestizione. Vedere così tanti speleo (saremmo stati una trentina) che si cambiano per entrare nella stessa grotta ti dà un'idea di come sarà la giornata, idea che purtroppo non si rivelerà sbagliata.

Qui conosciamo Cesare Raumer, uno degli organizzatori e famoso speleologo italiano, che con il suo furgone ci porterà a gruppi di 10 persone all’ingresso alto della pisatela. Ogni gruppo dovrebbe essere indipendente, con una o 2 guide. L’ultima tornata sarà quella che farà solo la traversata soft, quindi la sola Pisatela, con Cesare come accompagnatore. La mia idea era di entrare con la seconda squadra, ma visto che gli altri gruppi erano già a buon punto nella preparazione ci siamo accontentati di essere gli unici componenti della terza squadra (un po’ di persone sono state accompagnate extra con delle macchine, quindi l’idea dei gruppi da 10 va a farsi benedire) . Il viaggio è stato molto caratteristico, seduti nel vano di carico di un Fiat Ducato, mentre si inerpicava sulle salite. Una volta “scaricati” la prima sorpresa della giornata: non abbiamo la guida. Dato che per fare questa traversata è indispensabile dobbiamo raggiungere la seconda squadra e aggregarci a loro, sperando che non sia già tutta entrata. Quindi di buon passo seguiamo le orme nella neve che in 15 minuti ci portano all’ingresso alto, dove per fortuna troviamo la coda della seconda squadra, guarda caso il G.S. di Lavis.

Una volta entrati loro tocca a noi fare l’unica parte verticale della grotta, un P50 armato, dopo il primo frazionamento, con doppia corda. Parte così Viviana seguita da Marco, io per terzo. Una volta arrivato sul fondo scopro che il gruppo è andato avanti, quindi mando Marco e Viviana all’inseguimento mentre aspetto che scendano anche Lorenza e Alessio. Una volta arrivati prendiamo anche noi il ramo “Megan Gale” , un meandro abbastanza stretto e rognoso, ma non impossibile. Qui raggiungiamo Marco Boarin, che si è fermato ad aspettarci. Tempo di vedere una delle nostre luci e via, è subito ripartito (aimè, sarà una prassi molto comune in questa uscita). Marco e Viviana sono andati avanti, io seguo “Boa” e ogni tanto mi fermo ad aspettare Alessio e Lorenza per indicargli la via da seguire. Questo meandro sembra non finire mai, ma finalmente arriviamo alla sala della cascata, dove ritroviamo tutto il gruppo. Giusto il tempo di vedere la luce del casco di Lorenza che sbuca dalla fessura uscendo dal Megan Gale che subito il gruppo riparte (tanto loro il fiato lo avevano ripreso…).

Qui si va per luoghi conosciuti, e in breve tempo (ma comunque un’oretta circa) raggiungiamo il lago dello Stargate, che avremmo dovuto bypassare facendo una piccola risalita e un paio di meandri. Ma le nostre guide hanno fretta, quindi dentro a fare il primo bagnetto.

L’acqua non è molto alta, il soffitto non è troppo basso quindi con un po’ di attenzione si riesce a mantenere asciutta la parte superiore del corpo. Arriviamo quindi al bypass e al salone che ci porta molto comodamente alla frana che divide i 2 complessi. Metà gruppo si è già infilato nel meandro, noi speranzosi avevamo cominciato a tirare fuori i panini ma niente da fare, si mangerà “più avanti”. Il tempo di un sorso d’acqua e dentro anche noi, con la raccomandazione di “toccare il meno possibile, impigliarsi il meno possibile” insomma, guardare e non toccare. Facile a dirsi, difficile a farsi, perché il meandro è stato scavato al di sotto della frana, e il tutto è tenuto insieme da tubi innocenti in ferro e onduline zincate su cui non puoi fare a meno di appoggiarti per scendere le parti verticali del meandro.

Lavoro certosino e ottimo, ma la montagna tende a riempire i vuoti che ha creato l’uomo, quindi si vede in diversi punti che il peso della frana preme su questa struttura. Una simpatica porta metallica a molla con scritto “Rana” da una parte e “Pissi” dall’altra ci dà il benvenuto nel grande complesso del Bus de La Rana. Finita senza inconvenienti (ma con un po’ di inquietudine) la parte di frana arriviamo ai laghetti, dove ci sono ottime possibilità di bagnarsi completamente. Il programma prevedeva di arrivare in questa zona più o meno asciutti, togliersi il sottotuta, infilarlo nella sacchetta stagna portata appositamente, attraversare i laghetti e rivestirsi. Peccato che il gruppo sia già avanti, siamo tutti già mezzi bagnati per l’attraversamento dello Stargate e davanti a noi ci sono solo gli ultimi elementi del Gsl. Soffitto basso, acqua sul fondo quindi l’unica cosa da fare è sdraiarsi e gattonare nell’acqua. Il primo impatto è veramente tremendo, lo shock termico si fa sentire (e anche le numerose imprecazioni!). L’unica cosa da fare però è andare avanti, fino alla spiaggetta e tirarsi all’asciutto. Dietro so che Marco è in ansia per Viviana, che esita a “tuffarsi”. Non c’è molto da fare, deve venire avanti lei, fermarsi in questi punti è impensabile. Quando vedo che stanno arrivando procedo avanti, passo un altro laghetto con la testa inclinata per riuscire a respirare nel piccolo spazio rimasto tra l’acqua e la roccia e raggiungo così gli altri. Anche loro sono in difficoltà, il laghetto di sdoppia, non hanno visto dove è andato il gruppo e sono incerti su cosa fare. Il ramo di destra chiude, quindi si avviano su quello di sinistra, che sembra andare. Non mi va di far bagnare gli altri per niente, quindi dico a Marco e Viviana di aspettarmi sulla spiaggetta, così da riprendersi un po’, vedo in lontananza Lorenza e Alessio in arrivo quindi mi tuffo in acqua per raggiungere gli altri. Meandro piuttosto lungo e bagnato, in certi punti camminando sul fondo l’acqua arriva alle spalle e non mancano i punti dove inclinare la testa per riuscire a respirare, con l’acqua gelida che entra nel collo. Arrivo ad una spiaggetta, raggiungo il gruppo di coda che sta andando avanti, nella speranza che la strada sia giusta. Promette comunque bene, l’acqua scorre dalla parte corretta e il meandro è comodamente camminabile.

Mi raccomando di far aspettare gli altri una volta che li avessero raggiunti e torno indietro a prendere gli altri, appollaiati sulla spiaggetta a scaldarsi. Di nuovo l’acqua ma niente shock termico quindi procediamo spediti e finalmente raggiungiamo il gruppo. Lorenza e Alessio ci sono ma mancano Marco e Viviana, torno quindi un attimo indietro a “prenderli” visto che ci sono un paio di bivi e non vorrei che si sbagliassero. Una volta arrivati il gruppo riparte, per noi solo 5 minuti di sosta. Qui comincia il lungo ramo nero che con strettoie, meandri, fessure, arrampicate, strisciate, opposizione mani-ginocchia-gomiti-schiena che ci porta, faticosamente, alla sala Snoopy. Il ramo nero è stato fatto insieme al gruppo, quindi arriviamo quasi in contemporanea, venendo ricompensati con una sosta di ben 15 minuti! Dopo aver tirato un po’ il fiato Alessio vorrebbe fare il risotto che si è faticosamente portato dietro, insieme all’occorrente per prepararlo, ma vede il gruppo che inizia a prepararsi per ripartire quindi desiste. Chi più chi meno ma si iniziano a sentire i chilometri di grotta, il gruppo rallenta un po’ e non ci costringe ad una continua rincorsa.

Capire bene dal rilievo la strada che abbiamo preso per arrivare al ramo principale non è per niente facile, ma secondo me abbiamo fatto in sequenza: ramo attivo di destra, laminatoio bagnato, sala della scritta, scaletta per scendere di un livello alla cascata che ci ha portato nel ramo principale. Da qui una facile progressione fino al lago di Caronte con la sua ferrata, l’ultima strettoia e l’uscita, con Cesare nell’ultimo salone ad aspettare che uscisse anche l’ultimo speleo per complimentarsi della traversata (e assicurarsi che non fosse rimasto dentro nessuno). Siamo usciti intorno alle 20.00, quindi in fin dei conti la traversata è stata di una decina di ore. Tempo un quarto d’ora ed eravamo cambiati e con le gambe sotto al tavolo, aspettando una buona pizza. Vista la strada per il rientro non ci siamo attardati molto, abbiamo mangiato, salutato e ripreso la strada verso casa, mangiando la torta di compleanno di Viviana, mentre ci salutavamo.

Tirare le somme di una uscita di questo tipo non è facile, mille dubbi vengono. Eravamo noi lenti come gruppo? Siamo stati penalizzati dallo stare alla fine della coda? Non avevamo valutato bene l’uscita in merito alle capacità dei componenti? Avremmo dovuto stare più compatti noi 5? Probabilmente tutte queste cose, ognuno di noi singolarmente ha avuto dei momenti in cui ha sofferto più di altri, ma ne siamo usciti fuori tutto sommato bene. Un po’ di allenamento in più, almeno da parte mia, non avrebbe fatto certo male.

Perché ho tenuto tanto a organizzare questa uscita? E’ presto detto:
Nel Bus De la Rana ho fatto la prima uscita con il GST, la seconda grotta in assoluto, e qui dentro ho incontrato delle persone straordinarie, che mi hanno fatto conoscere un mondo nuovo e che mi ci hanno fatto appassionare. In questa uscita ho fatto con tranquillità cose che 3 anni fa non mi sarei neanche sognato di fare per timore, paura o semplicemente per ignoranza. Entrare da “turista”, ed uscirne 3 anni dopo da ISS, questo è stato per me. La conclusione di un percorso di formazione. È stato molto importante e ringrazio chi ha organizzato, e soprattutto chi è venuto con me in questa follia.

In arancione il percorso che abbiamo fatto (di massima)

Manuel

    Presenti:
  • Manuel R.
  • Lorenza T.
  • Marco P.
  • Alessio M.
  • Viviana (GGC)