In Battisti!

Per persone normali questa uscita sarebbe stata un po’ “fuori di testa”, ma nella mia breve vita “speleo” la posso annoverare tra le tante esperienze particolari che la speleologia ci regala. Come ha detto ieri Alessio:
+ difficile = + speleo
Certo che non ce la saremmo mai immaginata così complicata come uscita, ma andiamo con ordine:
Ci siamo trovati io, Alessio e Lorenza puntualissimi alle 8.15 allo Zuffo, con l’intento di andare a Fai della Paganella, prendere la funivia e raggiungere così la grotta Battisti per proseguire con i lavori di scavo, peccato che appena arrivati a Fai abbiamo avuto la prima sorpresa della giornata: gli impianti da quel lato della montagna sono chiusi. Ci portiamo sull’altro versante, quello di Andalo, dove abbiamo la seconda sorpresa. Gli impianti fino alla cima sono aperti, ma chiudono alle 4 del pomeriggio. Quindi tra una cosa e l’altra sarebbe risultato impossibile riuscire a combinare qualcosa dovendo tornare a cima Paganella in tempo per prendere l’ultima discesa. Optiamo per una risalita fino alla cima, una discesa a piedi verso la grotta e una volta finito passando dalle piste da sci scenderemo a Fai, in tempo per prendere, alle 19.00, il pullman che ci riporterà ad Andalo, alla macchina. Tutto questo sulla carta tornava, salvo un piccolo imprevisto…


Lorenza, ancora in piedi

Siamo arrivati sulla cima della Paganella intorno alle 10 e 30, siamo scesi fino all’ultimo troncone della seggiovia che sale da Fai e abbiamo ripercorso il sentiero (con circa 30 – 40 cm di neve fresca) che in breve tempo ci ha portato all’ingresso della Battisti. Visto che Alessio era l’unico con l’imbrago è toccato a lui il compito di armare l’ultimo pezzo di avvicinamento, e con 2 ISS a controllarlo e a dargli ordini è stato molto bravo a non buttare tutto in aria e mandarci a quel paese! Finalmente ci siamo cambiati e con un ottimo ritmo abbiamo raggiunto, alle 2 del pomeriggio dopo circa una mezz’oretta di opposizioni e strisciate nel fango, il fondo del ramo delle Campanelle. Qui Alessio ha subito cominciato a martellare e a togliere grandi pezzi di conglomerato misto a latte di monte “gonfiato a neve” riuscendo ad allargare una fessura che permette di vedere che più avanti c’è ancora tanta frana… arrivano rapidamente le 3 del pomeriggio, ora del rientro, quindi ripartiamo verso l’uscita. Arrivati fuori constatiamo che la temuta neve non è arrivata, in compenso però c’è nebbia. Cambiati e rifocillati disarmiamo e riprendiamo il sentiero verso le piste da sci. Una volta arrivati tiriamo fuori palette da neve e una tela cerata che ci dovrebbero aiutare a velocizzare la discesa. Capiamo subito però che questa soluzione non è utilizzabile nei punti più ripidi, quindi in questi tratti procediamo a piedi. Il fondo è ghiacciato, scivolo e inizio a scendere a gran velocità. Uno sguardo veloce alla mia destra e vedo che anche Lorenza sta scivolando. Cerco di piantare i piedi per fermarmi ma non ottengo risultati, poi mi accorgo che sono in rotta di collisione con Alessio, quindi inizio a urlagli di spostarsi altrimenti gli finisco addosso. Per fortuna il punto più ripido finisce e riesco a fermarmi prima di fare danni. Mi giro subito a vedere dov’è Lorenza e la trovo molto vicina ad un albero caduto che c’era a bordo pista. Purtroppo l’ha preso in pieno con una gamba, non sembra niente di grave ma è comunque “fuori uso” (la gamba, non Lorenza). E’ successo quello che temevo: qualcuno si è fatto male. È successo, e dobbiamo organizzarci sul da farsi. Con un po’ di tentativi riusciamo a realizzare una slitta piuttosto scomoda ma adatta allo scopo usando la paletta da neve legata ad una corda, che ci servirà a trascinarla. Siamo ancora piuttosto in alto (a quota ingresso Battisti per capirci) e abbiamo un bel po’ di strada da fare. Inoltre l’autobus per Andalo non ci aspetta, e ci serve la macchina. Quindi mandiamo avanti Alessio, il più veloce. Noi scenderemo con calma, l’importante è non fare altri incidenti. Per via delle discese ripide, della neve a volte molla e a volte ghiacciata ci mettiamo parecchio tempo a raggiungere la stazione intermedia, quella che separa i 2 tronconi principali di seggiovie che da Fai raggiungono la cima Paganella. Lorenza sta bene e mi aiuta molto nei tratti in discesa frenandosi con la gamba “buona”, io nel frattempo mi preoccupo anche troppo offrendogli tè caldo e scaldini, ma a parte il sedere congelato per via del contatto con la neve mi tranquillizza che va tutto bene. Riusciamo a sentire Alessio, ci conferma che è riuscito a prendere il pullman e la discesa è quasi tutto percorribile così ripartiamo. Fortunatamente questo pezzo è molto più comodo dei precedenti: la neve non è nè alta né ghiacciata, le discese non sono molto ripide e riusciamo a procedere senza ulteriori soste né intoppi. Qualche curva e iniziamo a vedere le luci di Fai e la fine della pista. Qui la neve lascia il posto a tratti di puro fango e sassi. Procedere con la paletta è impossibile ma fortunatamente è tornato Alessio, che aiuta Lorenza a superare questi ultimi pezzi a “saltelli”, per non caricare la gamba dolorante (io ormai ho una spalla a pezzi e non riuscirei a caricarne il peso).
Stanchi ma molto rincuorati dall’essere arrivati in fondo ci cambiamo e ci beviamo una salutare cioccolata calda al bar. Lorenza, testona come sempre, insiste per voler guidare. Ovviamente non la lasciamo, prendo le chiavi e dopo un passaggio allo Zuffo riaccompagniamo lei e la sua macchina a casa.
La giornata è finita, ho un ginocchio dolorante e la spalla fuori uso ma sono soddisfatto. Abbiamo avuto un’emergenza ma l’abbiamo gestita tutti nel migliore dei modi. Anche questo fa esperienza.
Manuel