Abisso 13

Tanto per tenerci in allenamento io e Lorenza organizziamo un’uscita verticale. Onestamente ha fatto tutto Lorenza poiché io ero occupato in altro quei giorni ed era tanto se riuscivo ad aggiornarmi con lei sulle varie possibilità. L’idea era fare una grotta impegnativa, verticale, da almeno -300 m, che non avessimo mai visto e che magari fosse anche carina. Tante le possibilità come l’abisso Est (purtroppo non armato), la Spluga della Preta (per mia fortuna occupata) e altre. Alla fine abbiamo optato per cambiare zona, non il classico Veneto ma una regione nuova per me (speleologicamente parlando ovviamente): la Lombardia, precisamente nelle miniere di Dossena, all’interno delle quali si aprono numerose grotte verticali tra cui l’Abisso 13, che la nostra abile guida, l’immancabile Giovanni, ci porterà a visitare.
Partenza molto presto la mattina, in un paio di ore ci ricongiungiamo con Giovanni nella sede dello SCO, a Bergamo. Rapido trasferimento di armi e bagagli nel suo furgone e ci avviamo verso Dossena. In breve tempo e col furgone di Giovanni che non dà nessun segno di rallentare raggiungiamo il parcheggio dove, con ben 6° di temperatura, ci cambiamo rapidamente.
Ancora non ho fatto i nomi dei componenti di questa spedizione: ci siamo io, Lorenza, Alessio, Giancarlo, Roberto e il già citato Cicerone: Giovanni dello SCO. Dopo esserci cambiati raggiungiamo velocemente l’ingresso ufficiale della miniera, dove al momento stanno lavorando degli operai per mettere in sicurezza l’accesso della miniera, attualmente aperto a tutti. Ci spostiamo così verso un altro ingresso un centinaio di metri più in là e arriviamo così all’interno della miniera, in disuso dagli anni ’70. A differenza delle miniere che ho visto in Trentino qui si cammina comodamente, i corridoi sono molto alti e larghi e si vedono ancora le rotaie in certi punti. Ma non siamo venuti qui per la miniera, quindi senza indugi raggiungiamo il “Campo Blu”, il campo base dello SCO dove avere un posto riparato e asciutto per cambiarsi d’inverno.
Da una finestra sul lato della galleria mineraria parte il “Pozzo dei Tubi”, una ventina di metri di pozzo, subito collegato al “Pozzo Cuore”, intorno ai 40 metri. A quel punto capisco che la sequenza pozzo – meandro – pozzo è deleteria per la mia fotocamera (in sacchetta personale aggiuntiva) quindi decido di lasciarla alla base del pozzo cuore. Scendiamo rapidamente con Giovanni in testa, Lorenza e io dietro a seguirlo a ruota libera dopo libera. Questi primi 2 pozzi sono dei bellissimi fusoidi, la grotta è armata splendidamente e si scende quindi che è un piacere. Altro piccolo pozzetto chiamato “dei Denti” per via di qualche roccia a spuntone e siamo in un piccolo meandro da fare in risalita/traverso/discesa, con la scelta se fare la risalita in libera, su corda dinamica o su cordino: finchè mi regge il croll, usiamo la statica!


Dopo questa discesa di 10 metri e un po’ di attesa per ricompattare le fila arriviamo al primo dei meandrini simpatici: il Bugs Bunny. Questo piccolo e stretto meandro non è molto lungo, ma sbuca sul “Pozzo dello Strino” e sul fondo di questo meandro iniziamo a trovare il ruscelletto di acqua che ci accompagnerà per il resto della grotta e ci terrà freschi e bagnati. Quindi per uscire è necessario (ovviamente allongiati) buttarsi fuori di testa e lasciarsi penzolare sugli ancoraggi. Alcuni consigli passati a Roberto, che era dietro di me e di nuovo giù. Alla fine di questo pozzo troviamo il Bypass aperto dallo Sco, un piccolo saltino e un gran bel pozzo da una 50ina di metri, alla base del quale parte il “Meandro Dell’Ignorante”, un bel meandro da fare strisciando, contorcendosi e, purtroppo, bagnandocisi parecchio visto che sul fondo scorre un piccolo ruscello. Inizia Giovanni, la segue Lorenza con mosse da “gatto sopra una vasca da bagno” e riesce a bagnarsi il minimo indispensabile. Arrivo io e praticamente mi “butto” dentro il meandro. Tanto, prima o poi ci si bagna comunque…
Qui inizia un’altra serie di pozzi e meandri e la grotta passa da un ambiente iniziale formato da pozzi regolari a dei bellissimi rami attivi con vaschette, fondi di ghiaia e tanta, tanta acqua. Si cominciano a sentire anche i metri di corda quando, finalmente, ad una profondità di 240 m arriviamo all’imbocco del meandro “Quarta Dimensione”, che fa sembrare quelli precedentemente passati delle gallerie ferroviare. Ci fermiamo a mangiare un boccone e a compattare il team. Una volta finito solo Giovanni e Lorenza decidono di fare il meandro e l’ultimo pozzo di una trentina di metri per verificare come procedono i lavori di scavo, noi iniziamo a risalire verso la cima! Visto che sono stato il primo a rimanere con le mani vuote e la pancia piena, parto, con Roberto subito dietro, Alessio e Giancarlo. Siamo certi che Lorenza e Giovanni ci raggiungeranno in fretta. La corda scorre bene nel croll, siamo tutti bagnati quindi ci fermiamo il minimo indispensabile per essere sempre in contatto visivo. Anche il “tuffo” dentro il bugs bunny riesce bene, sempre verso l’alto! Tempo un paio d’ore (o forse 3) e siamo di nuovo nella galleria della miniera. Vedendo in risalita anche Lorenza e Giovanni iniziamo ad avviarci alla macchina. Purtroppo però non sapendo dove siano le chiavi dovremmo aspettare bagnati e al freddo qualche minuto. Un rapido cambio e via, di corsa, verso una calda e accogliente pizzeria in centro a Bergamo. La macchina di Giancarlo, e lui come autista, ci riaccompagneranno, stanchi ma soddisfatti, a Trento.



Manuel
    Presenti:
  • Giovanni
  • Lorenza T.
  • Giancarlo T.
  • Roberto A.
  • Manuel R.
  • Alessio M.