Grotta Raponzolo

Prologo (tratto - con delle modifiche - dalla relazione per il Parco del Brenta):

La Grotta Raponzolo, segnalataci da un amico del Gruppo Grotte di Vigolo Vattaro, è stata esplorata per la prima volta durante il campo in Grostè 2011. Con uno sviluppo di una sessantina di metri, si bloccava a causa di un blocco staccatosi dalla volta, ma lasciava presagire una probabile prosecuzione.

Si tratta di una delle rare grotte completamente orizzontali della zona dei Grostedi; inoltre al suo interno si trovano dei depositi di sabbia cementificata di origine granitica (tonalite), particolarità che genera un grande interesse: la Catena del Brenta è di origine carbanatica, mentre la tonalite si trova solo nei massicci dell’Adamello-Presanella. Una prima ipotesi potrebbe essere che il deposito di questo materiale sia avvenuto durante l’ultima glaciazione, terminata 10000 anni fa.

Eh sì, questa volta la fortuna e la voglia ci hanno assistito. Dovevamo essere in tre, pochi, ma quanto basta per rimanere fermi a spostare sassi senza prendere troppo freddo. Alla fine siamo solo due, Daniele e Giancarlo. Partiamo di buon mattino lunedì 25 giugno, Gianchi non lavora, Daniele sta aspettando il ricovero e quindi è l'ultima settimana e l'ultima possibilità di salire a togliersi dal pensiero che la grotta deve continuare. Dopo la salita con la funivia, sto b@§#å®di vogliono 11 euro a testa solo andata, camminiamo un'oretta e arriviamo stanchini all’entrata della grottina, da fuori si sente un forte rumore di stillicidio nei primi metri. Dopo un attimo di riposo ci cambiamo ed entriamo con trapano piedino di porco martello e tutto quello che serve per cercare di passare.

Cominciamo a lavorare e sposta un sasso e poi un altro e ancora un altro, dietro si sta costruendo un muretto laterale. Gli ultimi metri del rilievo sono già cambiati, siamo oltre il sasso sotto la frana, continuiamo a spostare materiale fino a quando da sopra la frana si intravvede la galleria, almeno sembra, controlliamo in due, sistemiamo i sassi pericolanti e cerco di passare come una faina tra il soffitto e la sommità della frana. Proseguo pochi centimetri alla volta fino a superare i due tre forse quattro metri e la cosa che aspettavamo si realizza, la galleria si apre, la frana è superata. Chiamo Gianchi e dopo aver preso la macchina fotografica viene dall’altra parte, sembra di essere in un altro posto, la galleria è larga e si sta in piedi, è pulita e non c’è sabbia, sembra un sogno e invece è vero. Siamo andati avanti almeno 150 metri e continua ancora, si è di nuovo ristretta però continua.

Ormai è tardi e siamo felici, ritorniamo indietro imprecando dal contento e finalmente siamo fuori. Il tempo è misto nuvoloso, non piove, meno male, per adesso, dopo sul rientro ecco che il signore ci benedice la scoperta e ci fa fare una bella doccia, ma va bene anche questa, ormai non ci interessa più nulla, dobbiamo arrivare alla macchina a piedi e andare a Tozzaga, al bar “ne ferman e ne fen na birota dala moreta, dove ne fermaven sempro, quela che en tanti i voria darghe en colpet dopo na grota, anche se ghe pasa en po de ani dale prime volte che pasaven”.

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